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mercoledì 15 maggio 2019

Zero spreco e minimalismo: vanno a braccetto?

Zero spreco e minimalismo: vanno a braccetto?

Da un lato la ricerca di maggiore ecologicità porterebbe naturalmente verso il minimalismo: comprare poco, ridurre i bisogni, fare a meno di tanti oggetti e strumenti è un modo per non alimentare una produzione insensata di articoli e di conseguenza di rifiuti.
Ad esempio qualcosa che per me è abituale: non mi occorrono dieci utensili per fare ognuno una sola piccola e iperspecifica funzione, soprattutto in cucina; affetta-ananas, pela-aglio, leva-torsoli... mai avuti, un coltello fa queste stesse cose egualmente. Su questo sono certamente "minimalista", e anche qui ci vengono incontro le abitudini della nonna: quando l'asciuga insalata si romperà non lo ricomprerò, userò lo straccio come ha sempre fatto mia mamma e come faccio ancora io nella casa in montagna dove ho scarso spazio in cucina e poca attrezzatura.

Su altro però mi trovo in difficoltà, e i vari metodi per gettare via metà casa e liberare gli armadi mi mettono immediatamente ansia.
Sono sentimentalmente legata agli oggetti, ai ricordi, ai simboli; e soprattutto il non avere mai vissuto nell'abbondanza - ora ancor meno che quando stavo coi genitori - mi ha lasciato un certo senso di necessità, come la formichina della fiaba, ma esagerata: questo potrebbe servirmi, quest'altro è peccato buttarlo, quello può tornare utile e se lo butto dovrò ricomprarlo, quell'altro è costato molto, non posso gettarlo... ti riconosci in questi pensieri?
Una mentalità imbevuta di "riparare - riutilizzare - non sciupare" ha il rovescio della medaglia , un immagazzinare beni per il futuro che spesso diventa un accumulo ingestibile. Come la mettiamo? All'altro estremo delle abitudini consumistiche usa e getta c'è la tesaurizzazione degli oggetti e un conservare esagerato: come spesso avviene il giusto sta nel mezzo, credo. Cosa ne dici?

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